Il 19 dicembre 2018 stato presentato a Roma il rapporto annuale LItalia del Riciclo 2018 promosso e realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE UNICIRCULAR (Unione Imprese Economia Circolare). Il rapporto, giunto alla sua nona edizione, rappresenta un quadro complessivo aggiornato sul riciclo dei rifiuti nel nostro Paese, individuando le dinamiche europee e internazionali dei mercati dei materiali riciclati e le tendenze in atto, e ricostruendo unanalisi delle dimensioni e delle caratteristiche quali-quantitative della movimentazione dei rifiuti che interessa lItalia.
Per conoscere gli highlights sulle singole filiere del riciclo e per una sintesi dei principali interventi realizzati durante la presentazione del rapporto, rimandiamo all'articolo pubblicato da Andrea Gasperini, responsabile area Sostenibilit di Aiaf e socio PLEF, per l'Osservatorio ESG. Puoi leggere l'articolo, cliccando qui.
Sempre a dicembre e sempre sul tema dell'economia circolare, segnaliamo inoltre che, in seguito ai risultati della consultazione pubblica, il Ministero dell'Ambiente ha pubblicato la versione consolidata del documento Economia circolare ed uso efficiente delle risorse - indicatori per la misurazione delleconomia circolare, elaborato dal MATTM e dal MISE con lobiettivo di individuare adeguati indicatori per misurare e monitorare la circolarit delleconomia e luso efficiente delle risorse a livello macro, meso e micro.
La misurazione della circolarit costituisce infatti un requisito essenziale per il perseguimento di azioni concrete che siano maggiormente trasparenti per il mercato e per il consumatore. Il documento rappresenta pertanto un punto di partenza per arrivare, in futuro, allindividuazione delle migliori soluzioni perseguibili per il sistema Italia in termini di massimizzazione dei benefici economici e di salvaguardia delle risorse.
I dati recentemente pubblicati dallagenzia europea Copernicus e dal Rapporto Unep 2018 sui gas serra sono allarmanti: se le tendenze attuali proseguiranno, la temperatura globale aumenter di tre gradi entro la fine del secolo.
Negli ultimi cinque anni la temperatura media dellaria superficiale aumentata di 1,1C rispetto allera preindustriale e nel 2018 le emissioni di anidride carbonica nellatmosfera hanno battuto tutti i record precedenti. quanto affermano i dati raccolti da Copernicus, il programma di osservazione della Terra gestito dallUnione europea tramite il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine.
Secondo lo studio, il 2018 stato il quarto anno pi caldo della storia, registrando una temperatura annua di 14,7C: soltanto 0,2C in meno rispetto al 2016, ritenuto finora lanno pi caldo. A soffrire per laumento della temperatura sono state soprattutto le aree dellArtico, le regioni a nord dello Stretto di Bering e i mari intorno allarcipelago delle Svalbard, nel Mar Glaciale Artico. Ma anche Stati Uniti, Medio Oriente ed Europa hanno patito condizioni atmosferiche svantaggiose, registrando estati torride e secche, con precipitazioni particolarmente scarse, come per il nostro paese, che ha registrato lanno pi caldo dal 1800, con temperature ben al di sopra del record precedente del 2015.
Per quanto riguarda la concentrazione di anidride carbonica, le analisi satellitari di Copernicus sono confermate dallEmissions Gap Report 2018 elaborato dal Programma delle Nazioni Unite per lambiente (Unep): la CO2 presente nellaria aumentata di 2,5 parti per milione allanno, registrando, dopo tre anni di stagnazione, il nuovo record negativo di 53,5 Giga-tonnellate equivalenti di anidride carbonica. Per tenere laumento della temperatura globale al di sotto di 2C - si legge - bisognerebbe ridurre le emissioni di un ulteriore 25% rispetto a quanto gi previsto dai Nationally Determined Contributions (NDCs) degli Accordi di Parigi e del 55% per stare al di sotto di 1,5C.
Emerge pertanto linadeguatezza delle misure nazionali messe in campo fino ad oggi. Secondo gli autori del Rapporto, tuttavia, ancora possibile limitare i danni, ma solamente triplicando lintervento dei Paesi e mettendo in campo unadeguata politica fiscale che scoraggi luso dei combustibili fossili, tramite leliminazione dei sussidi e limplementazione della carbon tax, con buone probabilit di ridurre le emissioni tra il 10% e il 40% entro il 2030 (la nostra Fondazione in questi anni sta insistendo molto sulla centralit dell'aspetto fiscale sensibilizzando gli Amministratori attraverso lo studio sulla "riallocazione delle risorse" per una conversione dalla brown alla green economy, in grado anche di creare nuova occupazione).
Per gli autori del Rapporto, infine, la transizione alla low carbon economy sar agevolata se cinque condizioni saranno rispettate: le aziende private dovranno assumersi il rischio iniziale di investimento; il settore pubblico dovr sostenere il settore privato; le politiche green dovranno essere adottate in ogni settore delleconomia; linnovazione dovr essere lo stimolo per nuovi investimenti e la partecipazione alla transizione dovr avvenire dal basso verso lalto, tramite il coinvolgimento dei privati e dei cittadini.
Per scaricare il Rapporto dellUnep, clicca qui.
I risultati del sondaggio "Legg Mason global investment 2018", svolto recentemente in 17 Paesi diversi, conferma che quella degli investimenti sostenibili una tendenza in continua crescita: ben il 45% degli investitori a livello globale, infatti, dichiara che nei prossimi 5 anni aumenter la sua allocazione in investimenti Esg.
Per gli italiani non diverso: non solo il 46% prevede di investire di pi in prodotti di investimento sostenibili nel prossimo quinquennio, ma gi oggi quasi uno su due (47%) sceglie fondi e societ in funzione anche di considerazioni ambientali, sociali e di governance. E ben il 93% ritiene che i fund manager dovrebbero monitorare attivamente le aziende in cui investono per assicurarsi che agiscano in maniera responsabile.
Tuttavia ci sono ancora numerosi ostacoli, il pi grande dei quali, secondo gli investitori italiani, rappresentato dalla scarsit di informazioni, citata dal 29% dei partecipanti. Altri fattori che scoraggiano gli investimenti ESG sono la limitata disponibilit di questo tipo di soluzioni (23% delle risposte), e la mancanza di unadeguata consulenza finanziaria a riguardo (21%).
Ma quale dei tre fattori Esg sta pi a cuore agli investitori del nostro Paese? Secondo i dati della ricerca, vince la tutela dellambiente, considerato come il fattore principale dal 34% degli intervistati. Al secondo posto la governance, con il 25% dei voti, mentre il fattore sociale considerato di primaria importanza solo dal 16% del campione. Infine, il 25% ritiene che tutti e tre i criteri Esg siano ugualmente importanti.
Giunto alla sesta edizione, il Rapporto Bes offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso lanalisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini. PLEF, impegnata fin dalle origini ad accompagnare le imprese in strategie rispettose dei vincoli di sostenibilit per la costruzione di valore durevole e benessere nelle comunit, da diversi anni promuove l'utilizzo di tale strumento per un ragionamento molto semplice:
- le attivit d'impresa si misurano in valore aggiunto e contribuiscono al PIL, ma altrettanto si misurano in impatti sul benessere e contribuiscono al BES, - l'efficacia dell'attivit d'impresa si misura in primo luogo nel suo territorio con la coerenza del proprio posizionamento strategico rispetto a quello del territorio stesso, - gli effetti dell'attivit d'impresa in termini di valore aggiunto e di impatto sul benessere devono essere letti rispetto al PIL e al BES del territorio.
Inoltre l'evoluzione, dalla sperimentazione alla pubblicazione del rapporto BES per l'Italia (2013), e la sua successiva adozione nella legge di bilancio annuale e nel DEF (2017) per la valutazione dello stato del paese e delle politiche adottate e da adottare, ha un enorme significato sul possibile orientamento delle politiche nazionali, anche se rischia di rimanere non praticato nella dialettica democratica, poich ancora troppo lontano dalla gente. La pratica a livello comunale o di unioni di comuni ha invece la potenzialit di creare un dibattito circostanziato tra cittadini e policy makers in una logica di Responsabilit sull'esistente e sul futuro (vedi articolo in proposito).
Per questo PLEF, grazie al supporto del gruppo CRAI, ha promosso lo sviluppo di un rapporto BES sul Comune di Casale Monferrato, rendendolo disponibile come premio di una gara tra comuni italiani per il bando di ristorazione collettiva pi virtuoso in grado di soddisfare l'utenza e valorizzare il territorio (I edizione Premio Bezzo) e prevede di utilizzare l'indicatore BES anche per la seconda edizione del premio, per unattivit di misura del benessere soggettivo percepito nellalimentazione locale da effettuare presso il comune vincitore.
Per leggere il Rapporto BES 2018:
https://www.istat.it/it/files//2018/12/Bes_2018.pdf
Questa edizione si caratterizza per alcune novit. In particolare, si presentano i risultati dellindagine qualitativa svolta presso le famiglie nel 2018, volta a misurare limportanza attribuita a ciascuno dei 12 domini del Bes nella percezione individuale del benessere. Si propone anche una estensione dellapproccio utilizzato per misurare levoluzione dei diversi domini del benessere in forma sintetica. La consueta lettura degli andamenti realizzata attraverso gli indici compositi viene integrata con una valutazione complessiva delle variazioni registrate negli indicatori, in modo da ottenere prime e immediate misure di sintesi, facilmente scalabili tra i domini. Infine stata introdotta una sezione dedicata agli approfondimenti tematici, con lobiettivo di presentare di volta in volta letture integrate sui domini del benessere.
Per una sintesi dei risultati:
https://www.istat.it/it/files//2018/12/BES_2018_nota_stampa.pdf
Le opportunit delleconomia circolare sono state al centro del Forum Sostenibilit organizzato da 24 Ore Business School in collaborazione con il Sole 24 Ore. Il nodo della discussione ha riguardato in particolare il rapporto tra strategie e normative: le prime hanno difficolt ad avere una traduzione normativa, le seconde vengono emanate senza una strategia chiara e sono di breve durata. Lo ha sottolineato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile: La sostenibilit anche una sfida economica, non solo ecologica. Infatti leconomia circolare non parte dal nulla, un salto di qualit di un processo avviato da tempo e ha come risultato una maggiore competitivit economica, di materie prime, di energia. Il paradosso che viviamo che le strategie sono ormai pi o meno definite, come il caso dellend of waste i cui criteri sono comuni in tutta Europa, ma vi una farraginosit evidente a tradurle in normativa.
Il modello delleconomia circolare ha affermato Andrea Bianchi, direttore politiche industriali Confindustria essenziale per il sistema manifatturiero italiano. Su questo tema negli ultimi ventanni abbiamo fatto importanti passi avanti: il 55% degli imballaggi viene riciclato, mentre a livello complessivo siamo al 50% di riciclo dei materiali. LItalia ai vertici nellindice di produttivit dei materiali per due elementi fondamentali: una vocazione naturale del sistema manifatturiero a essere virtuoso nel recupero dei materiali (si pensi per esempio al distretto di Prato per il tessile) e laver accolto nel 1996 da parte di Confindustria la sfida per una responsabilit estesa dellimpresa facendosi carico dei costi dello smaltimento, avendo dato vita ai vari consorzi.
LItalia leader nella gestione dei rifiuti da imballaggio ha ricordato il presidente di Conai Giorgio Quagliuolo e se nel 1998 veniva recuperato un imballaggio su tre, oggi ne vengono recuperati quattro su cinque. Negli ultimi dieci anni con il recupero degli imballaggi sono state risparmiate 40 milioni di tonnellate di materia prima, senza contare il volano innescato per posti di lavoro e ricchezza distribuita. Gi oggi il target di riciclo fissato per il 2025 stato raggiunto da tutti i materiali, con la sola esclusione delle plastiche. Anche il Conoe - Consorzio nazionale degli oli esausti vanta dei risultati notevoli. Nel 2017 sono state raccolte oltre 183 mila tonnellate di oli lubrificanti usati, il 99% delle quali avviate al riciclo tramite rigenerazione (contro una media Ue del 55%), producendo 112 mila tonnellate di olio base e oltre 50 mila tonnellate di oli leggeri, gasoli e bitumi, garantendo un risparmio di 56 milioni di euro sulla bilancia petrolifera italiana. Altrettanto importanti i risultati ambientali: 44 milioni di emissioni di CO2 equivalente evitate, 520 mila metri cubi di acqua risparmiati, 262 mila tonnellate di risorse naturali non consumate e 784 ettari di territorio risparmiati.
Leconomia circolare il futuro ha sottolineato Alberto Frausin, presidente di GS1 Italy e la nostra associazione cui fanno capo 35 mila imprese del largo consumo ha un ruolo rilevante in unottica di sostenibilit. Ma il nostro compito quello di sviluppare degli strumenti standard per mettere le imprese in condizione di operare migliorando lefficienza. Credo che leconomia circolare significhi un cambio nel modo di lavorare delle imprese. Ma occorre lavorare in una logica di sistema e in partnership con i nostri fornitori e clienti. Il tema del Life cycle assessment una strada per conoscere limpatto ambientale di quanto le nostre aziende producono. Per questo motivo stiamo lavorando per inserire negli standard GS1 uno strumento di autodiagnosi che consentir alle aziende di misurare limpatto ambientale della produzione.
Leconomia circolare rappresenta quindi uno strumento di crescita economica e contemporaneamente un cambio di paradigma per lo sviluppo, ma ci sono ancora molte questioni da risolvere, come ha evidenziato Simona Bonaf, parlamentare europea che ha partecipato attivamente alla stesura del pacchetto sulleconomia circolare dellUnione europea, sottolineando ad esempio la priorit della riduzione degli scarti rispetto al raggiungimento di alti volumi di riciclo. Di qui l'importanza dellecodesign, ma anche di modelli di business come la sharing economy e nuovi processi produttivi che, producendo meno scarti, incidano sulla competitivit delle imprese: Se la raccolta differenziata, che una cosa diversa dal tasso di riciclo, non viene destinata allindustria del riciclo, non si fa economia circolare.
Come ha aggiunto Quagliuolo: Abbiamo bisogno di un cambio di passo, di ragionare in chiave di filiera industriale, di leggi di lungo periodo e non spot, soffriamo di una carenza impiantistica per il trattamento dei materiali, c necessit di una strategia di collocamento delle materie prime secondarie, perch oggi vi surplus di materiali in Europa. La legislazione spesso ci ha messo i bastoni tra le ruote e ribadito da Bianchi: La soluzione allaumento dei prezzi del conferimento in discarica dei rifiuti industriali non aumentare lofferta di discariche, ma aumentare il tasso di circolarit. Contestualmente occorre semplificare, aggiornare, razionalizzare la normativa ambientale con labbattimento delle barriere non tecnologiche. E' necessario avere una politica industriale sulleconomia circolare: dare sbocchi di mercato ai prodotti, sviluppare filiere dedicate, investire in ricerca e innovazione.
Innovazione di prodotto, di processi, di materiali. Dietro leconomia circolare c unindustria che va sostenuta anche con una fiscalit di vantaggio che potrebbe creare un mercato importante per le materie prime seconde ha concluso Bonaf.
----------------------------
Fonte: Tendenze online, il magazine del socio GS1 Italy
La Conferenza "Per un'Italia sostenibile: leadership locale come motore dello sviluppo" (28 novembre 2018) organizzata dalla Fondazione ENI Enrico Mattei, stata dedicata allanalisi delle sfide e degli obiettivi di sviluppo sostenibile con particolare attenzione all'aspetto della leadership locale, rappresentata da diversi politici, e alla presentazione dellSDSN Italia SDGs City Index quale strumento di monitoraggio per i capoluoghi italiani rispetto al raggiungimento degli obiettivi dellAgenda ONU al 2030.
Tale accostamento risultato particolarmente vincente in quanto ha messo a confronto le esigenze e problematiche dei governi locali (ma non solo) con il lavoro dei ricercatori, che mettono a disposizione strumenti di monitoraggio per la valutazione e la programmazione. Schimdt-Traub, executive director di SDSN, insieme ad una panoramica dei risultati italiani, ha ricordato che gli SDGS sono 1) una report card che ricorda il cosa e il come farlo 2) uno strumento di mobilitazione degli attori a diversi livelli e 3) un memo per ricordarsi i motivi per cui bisogna cambiare. Ha sottolineato come negli Stati Uniti diverse citt, fra cui New York, hanno cominciato a utilizzare gli SDSN producendo report annuali in grado di generare forza e comunit attorno agli SDGS.
Carnaccini, della Commissione europea (DG budget), ha dichiarato non solo limpegno forte dellEuropa in questa direzione (sempre pi punto di riferimento a livello mondiale), ma anche lenorme supporto che fornisce con finanziamenti di diverso tipo, ed in crescita, per i progetti locali e decentrati. Inoltre ha ricordato come la stessa Unione europea continui a sforzarsi per integrare gli SDGs nelle aree di spesa, richiamando lattenzione sullapproccio per lo sviluppo delle cinque P (persone, pianeta, prosperit, partnership, pace) per uno sviluppo inclusivo e sostenibile e sottolineando come gli SDGs siano universali e integrati (possono essere raggiunti solo insieme). In questo senso lintroduzione nelle voci di spesa europee necessario quale leva e strumento per raggiungerli cos come laumento e la differenziazione dei fondi per progetti europei.
Zappalorto, CEO Nesta Italia, ha evidenziato l'importanza dellinnovazione sociale e citando la promozione di fondi per prestiti medi per linnovazione culturale (in particolare scuole e competenze digitali) e salute collaborativa (quale supporto alla sanit pubblica) a livello locale. Ha spiegato che bisogna lavorare per costruire le comunit del futuro e per far s che siano integrate, inclusive e locali. Lopportunit quella del laboratorio diffuso e cio prelevare e ampliare le buone pratiche nel territorio prima ancora di stimolarle.
E' intervenuta Laura Cavalli, ricercatrice per la fondazione ENI, illustrando lapproccio utilizzato per il prossimo rapporto SNDS Italia SDGs Index. Ha spiegato come avere un indice urbano per gli SDGs sia importante per creare consapevolezza, per eliminare i pregiudizi locali (poche citt hanno una valutazione simile a quella che ci aspetteremmo) e per aiutare i governi locali a chiarire la situazione in cui vessano e quale strategia perseguire, oltre che monitorarla nel tempo: questo significa identificare le priorit e stimolare la discussione. Il rapporto 2018 riguarda 101 capoluoghi di provincia e utilizza 39 indicatori elementari che diventano poi 16 compositi specifici per 16 dei 17 goals (il mare non trova accoglimento per motivi intuibili). La formazione e scelta delle misure si basa sullesperienza internazionale e nazionale (in particolare EUROSTAT, OCSE, ISTAT e ASviS) e la disponibilit dei dati a livello locale e nel tempo. Le misure mostrano come di media tali comuni abbiano un grado di raggiungimento del 52,7% degli SDGs, media che per poco significativa data lestrema variet e variabilit dei risultati raggiunti singolarmente dai diversi comuni. Gli indici rispondono allesigenza di avere un punto di partenza e di orientamento per lanalisi e la programmazione e, cos come si ritrova nel rapporto ASVIS sulle citt, il numero di misure deve aumentare (39 indicatori per sedici goal misurati vuol dire circa 2,4 indicatori per obiettivo).
La seconda parte della mattina si sviluppata con una tavola rotonda. Arianna Censi, Vicesindaca della citt metropolitana di Milano, ha aperto la strada ad una discussione pragmatica sulle responsabilit di chi dovrebbe realizzare gli obiettivi in prima linea, la politica e, in particolare, la politica locale: 1) senza valutazione (accountability) tutto vale tutto, e niente vale niente, quindi bene per le misurazioni, 2) i governi locali sono strumenti importanti di allocazione delle risorse, in particolare le citt metropolitane, che ora contano il 57% della popolazione, 3) poche realt piccole possono avere le forze e le competenze adeguate per perseguire gli SDGs, ma emerge il problema dei confini amministrativi mal disegnati (sovrastrutture o strutture non coordinate) che pone forti limiti allazione, 4) serve riorganizzare o costruire istituzioni in grado di farlo, 5) servono la politica e la finanza, che per oggi sono lontane dalla gente, 6) bisogna trovare risposte per ridare il tempo alle persone.
Lo stesso sindaco di Treviso, Conte, e Marocco, vicesindaco di Torino, hanno sottolineato la necessit di pi coordinazione e di pi competenze. Lultimo intervento da segnalare stato quello di Bottalico, ASviS, che ha tirato le fila dei vari ragionamenti: vero che la leadership locale necessaria, vero che lAgenda 2030 non si pu fermare ed anzi diviene sempre pi urgente, vero che la sfida sar gestire la dialettica continua che tali obiettivi pongono, consumo o risparmio, cooperazione o competizione e via dicendo, vero che la presenza di buone pratiche sul territorio c ed un bene prezioso... eppure, senza una strategia condivisa, le buone pratiche rischiano di non essere efficaci e la dialettica impazzisce soccombendo allurgenza. La strategia nazionale, bench getti le linee guida, non stata ancora dotata di target precisi e di altri strumenti che possano davvero renderla implementabile e perno di coordinamento. Ha inoltre ricordato che entro i primi mesi del 2019 le Regioni dovranno fornire il loro piano sulla base della strategia nazionale, riconoscendo tuttavia che molte Regioni non sono pronte o addirittura non ne erano neanche a conoscenza. Ha concluso sottolineando come lItalia abbia le competenze e conoscenze ma che sar possibile progredire solo quando questi temi saranno popolari, dunque bene sostenere linformazione e farlo in modo utile.
In conclusione il dibattito finale ha evidenziato che da una parte gli obiettivi sono di lungo termine e necessitano di un approccio olistico, che non trascuri nessun aspetto, dallaltra ci sono mandati di breve periodo, c ancora poca sensibilit dell'opinione pubblica rispetto agli SDGs e sono poco diffuse le competenze necessarie. Da qui la necessit di poter programmare con linee guida e misure semplici che tengano conto dei vincoli burocratici e delle competenze disponibili. In alternativa, necessario riorganizzare le strutture di governo (coordinandole e rendendole snelle, senza troppi vincoli burocratici e dinteresse) e dotarle di competenze.
Demetrio Bova
Via San Vittore, 7
20123 Milano (MI) Italy
Tel: 02-39564687
Email: info@plef.org
L'ASSOCIAZIONE PER LA SOSTENIBILITÀ D'IMPRESA PLEF ETS È PARTE DI: |
Contribuisci a sostenere le nostre iniziative.
SITI SATELLITE: |
Accademia della sostenibilità |
Green Retail Forum |