L’esplosione della pandemia da covid-19, all’inizio dello scorso anno, aveva inizialmente ridotto il traffico delle città e di conseguenza anche l’inquinamento. Tuttavia nella seconda metà dell’anno le emissioni legate al settore della mobilità sono tornate ad aumentare.
I centri grandi e medi si riorganizzano per essere sempre più “green” puntando su reti ciclabili, micromobilità e sul trasporto pubblico, ma la crisi che sta vivendo il trasporto pubblico, la sospensione delle Ztl, vanifica parte degli sforzi messi in campo. I dati offuscano la rincorsa contro il tempo verso la decarbonizzazione delle città italiane che faticano ad essere in linea con le altre capitali europee: entro il 2030 tutto il Vecchio Continente dovrà tagliare il 55% delle emissioni climalteranti. Ma a questo ritmo il target rimane irraggiungibile.
Sono questi i principali temi del quarto Rapporto “MobilitAria 2021”, realizzato da Kyoto Club e Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia), che analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria al 2020 nelle 14 città metropolitane e nelle 22 città medie italiane che hanno approvato i PUMS.
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