Secondo l’ultimo rapporto della World meteorological organization (Wmo), il rallentamento che ha subito il mondo economico per via della pandemia non ha frenato l’accelerazione del cambiamento climatico, tantomeno ne ha limitato gli impatti su scala globale. Aumentano le concentrazioni di gas serra in atmosfera, si intensifica la fusione dei ghiacciai, gli oceani si acidificano sempre più.
Partendo dalla quantità di CO2 presente in atmosfera, il lavoro mostra la situazione in cui versano gli oceani e la criosfera e fornisce un’analisi su come gli eventi estremi si diffondono, sempre di più, sul Pianeta. Di seguito una breve panoramica:
- Gas serra – Le concentrazioni dei gas climalteranti hanno continuato ad aumentare, sia nel 2019 e sia nel 2020. La quantità di CO2 presente in atmosfera potrebbe superare nel 2021 le 414 parti per milione (media annuale).
- Oceano - L'oceano assorbe circa il 23% delle emissioni annuali di anidride carbonica prodotte dalle attività umane nell'atmosfera, ma la CO2 incide sul pH marino abbassandolo, portando così a una maggiore acidificazione degli oceani. Più questo processo va avanti, e cioè più si acidificano, più diminuisce la capacità dell’ecosistema marino di assorbire nuova CO2. Inoltre, l'oceano assorbe più del 90% del calore in eccesso dalle attività umane. Il 2019 ha registrato la più alta quantità di calore nell'oceano, una tendenza che probabilmente è continuata nel 2020. Continua, infine, ad aumentare il livello dei mari che cresce a un ritmo sempre maggiore, soprattutto a causa della fusione delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide.
- Criosfera - Dalla metà degli anni '80, le temperature dell'aria superficiale artica si sono riscaldate almeno due volte più velocemente della media globale. L'estensione minima del ghiaccio marino artico nel 2020 dopo la fusione estiva è stata di 3,74 milioni di km2, per la seconda volta nella storia al di sotto dei 4 milioni di km2. La calotta glaciale della Groenlandia continua a perdere massa, con una chiara accelerazione dagli anni ’90.
- Inondazioni e siccità - Nel 2020 si sono verificate forti piogge e vaste inondazioni su gran parte dell'Africa, dell'Asia, del Sahel e del Grande Corno d'Africa, innescando nelle ultime due un'epidemia di locuste del deserto che ha messo a rischio la sicurezza alimentare. Anche il subcontinente indiano e le aree limitrofe, come Cina, Corea e Giappone, e parti del sud-est asiatico, hanno ricevuto precipitazioni eccezionalmente elevate in diversi periodi dell'anno. Una grave siccità ha poi colpito molte parti del Sud America nel 2020, basti pensare che le perdite agricole stimate solo in Brasile erano vicine ai tre miliardi di dollari.
- Ondate di calore e incendi – In una vasta regione dell'Artico siberiano le temperature nel 2020 sono state di oltre 3°C sopra la media. Negli Stati Uniti si sono verificati i più grandi incendi mai registrati, mentre l’Australia ha battuto il record di temperatura arrivando a toccare la quota di 48,9°C (rilevata a Penrith, vicino Sidney). L'Europa ha sperimentato siccità e ondate di caldo durante l'estate 2020, eventi più intensi del biennio precedente.
- Cicloni tropicali - Con 30 tempeste “nominate” (a cui cioè è stato attribuito un nome), la stagione degli uragani del Nord Atlantico del 2020 ha registrato il maggior numero di tempeste di sempre. Il ciclone tropicale più forte della stagione è stato il tifone Goni (Rolly), il quale ha attraversato le Filippine settentrionali il primo novembre con una velocità media del vento che ha superato i 220 km/h.
- Eventi estremi - Nell'ultimo decennio (2010–2019) gli eventi meteorologici hanno innescato in media 23,1 milioni di sfollamenti di persone ogni anno (la maggior parte degli spostamenti è avvenuta all'interno dei confini nazionali). Durante la prima metà del 2020, sono stati registrati circa 9,8 milioni di spostamenti, in gran parte dovuti a pericoli idrogeologici e disastri naturali, concentrati principalmente nell'Asia meridionale e sud-orientale e nel Corno d'Africa.
“Questo rapporto mostra che non abbiamo tempo da perdere. Il clima sta cambiando e gli impatti sono già troppo costosi per le persone e per il Pianeta. Questo è l'anno dell'azione. I Paesi devono impegnarsi a ridurre le emissioni nette entro il 2050. Devono presentare, ben prima della Cop 26 di Glasgow, ambiziosi piani nazionali sul clima che taglieranno collettivamente le emissioni globali del 45% rispetto ai livelli del 2010 ed entro il 2030. E devono agire ora per proteggere le persone dagli effetti disastrosi del cambiamento climatico”, ha affermato il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in occasione della presentazione del rapporto del Wmo.