Un retail attento all’ambiente, resiliente e digitale: è ciò a cui aspira la Commissione europea all’interno di una dettagliata analisi dedicata alle sfide della transizione ecologica nel settore. I numeri: 30 milioni di occupati all’interno di 5,5 milioni di aziende (soprattutto piccole e medie imprese), a cui si aggiunge la capacità di creare valore aggiunto per circa 1,5 miliardi di euro e di servire 450 milioni di consumatori. L’ecosistema del commercio, sia al dettaglio che all’ingrosso, vanta anche profondi legami con il mondo industriale, dal momento che opera come canale distributivo per un ampio numero di prodotti.
L’obiettivo dell’Ue è quello di definire un percorso strategico e per questo invita anche le imprese, le associazioni di categoria di tutto l’ecosistema, le amministrazioni pubbliche, le parti sociali, i consumatori, gli istituti di ricerca, il mondo accademico e altri soggetti interessati a rispondere al questionario presente sul sito (fino al 26 settembre 2023): EUSurvey - Indagine (europa.eu)
L’Ue ha inoltre messo a disposizione un documento di lavoro in cui analizza la situazione attuale, inquadrandola all’interno degli obiettivi definiti dal Green Deal: SWD_2023_283_F1_STAFF_WORKING_PAPER_EN_V4_P1_2864349.PDF (europa.eu)
COSA EMERGE IN SINTESI?
Un contesto in trasformazione: l’analisi dei dati presenta una realtà molto variegata, con scelte differenti a livello di modelli di business, di tipologia di prodotti offerti e canali di vendita. Le tipologie di consumatori e i criteri di scelta applicati nel processo di acquisti risultano anch’essi molto differenti a seconda del settore e del mercato. Inoltre, gli effetti della pandemia si sono distribuiti in modo disomogeneo. Lo sviluppo del canale online è diventato centrale e, con esso, la pressione competitiva tra i commercianti, che hanno dovuto accelerare la presenza digitale per fronteggiare i concorrenti e intercettare i bisogni dei consumatori.
Oggi, a causa della guerra tra Russia e Ucraina, l’ecosistema retail è colpito dalla spinta inflazionistica sui prodotti food, dagli alti costi di energia della catena logistica, dei punti vendita e dei magazzini e dalla carenza di alcuni beni di uso comune (commodity). La digitalizzazione ha favorito la transizione verso un mercato europeo unico e ha dato una spinta verso l’innovazione ma, soprattutto, ha modificato la relazione tra i venditori e i consumatori. Un sistema retail green? La Sostenibilità è una priorità per il settore retail che determina direttamente e indirettamente il 40% delle emissioni di gas a effetto serra all’interno dell’Unione. Il settore food, moda e casa rappresentano i "worst in class" di questo fenomeno: essi, infatti, sono anche responsabili dell’inquinamento del suolo, del degrado dei terreni e della perdita di biodiversità. Numerosi operatori del settore hanno formalmente sottoscritto l’Eu Code of Conduct on Responsible Food Business and Marketing Practices prendendosi inoltre l’impegno formale di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, di favorire la circolarità, sensibilizzare riguardo allo spreco di cibo e alla necessità di condurre uno stile alimentare salutare.
Le infrastrutture possono giocare un ruolo importante per l’adozione di soluzioni energetiche rinnovabili e di ristrutturazioni che vadano in direzione di una migliore efficienza energetica. I punti vendita possono sviluppare servizi accessori quali riparazioni, raccolta di prodotti usati, possibilità di riuso e di riciclo di imballi, attivando così processi circolari. Anche il trasporto della merce può essere influenzato positivamente da sistemi logistici di mobilità maggiormente sostenibili, da ottimizzazione delle tratte più battute, da modelli di home delivery e da carburanti alternativi.
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