A dieci anni dall’adozione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, la comunità internazionale si trova davanti a una sfida decisiva: trasformare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile in azioni reali e coordinate. È questo il messaggio emerso durante “ASviS Live – L’Agenda 2030 richiede programmi concreti dell’Onu per aiutare i governi”, evento promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con la Rappresentanza permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, il Global Compact Network Italia e SDSN Italia.
L’iniziativa ha posto al centro il tema dell’efficacia del sistema multilaterale e della capacità dell’Onu di sostenere i governi nella realizzazione degli impegni assunti nel 2015. Come sottolineato dai relatori, le Nazioni Unite restano un punto di riferimento imprescindibile per la cooperazione globale, ma oggi appaiono indebolite da divisioni geopolitiche, crisi economiche e nazionalismi che frenano il raggiungimento degli obiettivi comuni. Per ridare forza all’Agenda 2030, è necessario un rilancio operativo che renda le agenzie Onu protagoniste di programmi concreti, capaci di incidere sui territori e di fornire ai Paesi strumenti pratici di attuazione.
ASviS ha presentato in questa occasione il Future Paper “Una governance anticipante per l’Italia”, che propone un approccio innovativo alle politiche pubbliche: non più solo reattivo, ma capace di anticipare i cambiamenti e di tener conto delle generazioni future. La “governance anticipante” si fonda sull’idea che i sistemi complessi – economici, sociali, ambientali – richiedano decisioni orientate al futuro, basate su conoscenze scientifiche, partecipazione e visione a lungo termine.
Tra gli interventi più rilevanti, la presidente di SDSN Europe, Phoebe Koundouri, ha ricordato come gli Obiettivi dell’Agenda 2030 siano stati concepiti per affrontare crisi interconnesse – climatiche, sociali e ambientali – ma che, a oggi, solo una minima parte dei target globali è in linea con i progressi richiesti. Per colmare il divario serve una nuova fase di cooperazione internazionale, accompagnata da strumenti finanziari adeguati e dall’utilizzo di tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale, per rendere più efficace la raccolta dei dati e il monitoraggio dei risultati.
Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli ha riconosciuto che anche in Italia i risultati restano disomogenei: se i settori dell’energia e delle infrastrutture mostrano segnali incoraggianti, quelli sociali – in particolare istruzione, salute e povertà – avanzano con maggiore lentezza. Da qui l’urgenza di riformare l’architettura finanziaria internazionale per permettere ai Paesi di mobilitare risorse sufficienti a sostenere gli impegni presi.
Accanto alle istituzioni, è stata sottolineata l’importanza della filantropia e delle organizzazioni della società civile, capaci di sperimentare soluzioni innovative e di agire come laboratori per nuove politiche pubbliche. La transizione verso un modello di sviluppo sostenibile non può essere guidata solo dai governi: richiede la collaborazione tra imprese, comunità e cittadini, in un’ottica di corresponsabilità e visione comune.
Nonostante le difficoltà, i dati rivelano che la fiducia nei principi dell’Agenda 2030 rimane alta: oltre l’80% degli europei e l’85% degli italiani chiedono che le istituzioni e le imprese assumano impegni ambientali più ambiziosi. Un segnale di speranza che invita a proseguire con determinazione, trasformando le parole in fatti e gli obiettivi in risultati tangibili.
Per saperne di più: ASviS Live: l’Agenda 2030 richiede programmi concreti dell'Onu per aiutare i governi
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