Il ministero dellAmbiente ha pubblicato il secondo catalogo dei sussidi dannosi all'ambiente, strumento di conoscenza per cittadini e imprese, ma anche di decisione per Parlamento e Governo: nel 2017 erano pari a 19,3 miliardi di euro, quelli a favore, invece, toccavano quota 15,2 miliardi di euro.
Molti sussidi sono stati adottati nel nostro Paese in favore dellambiente e dello sviluppo sostenibile ha dichiarato il ministro Costa, ma molti altri hanno effetti negativi, danno segnali di prezzo sbagliati rispetto alle scelte di consumo, produzione e investimento di cittadini e imprese. Molti Paesi, oltre lItalia, fanno infatti ancora un utilizzo significativo di sussidi ambientalmente dannosi. Per questa ragione sono fondamentali gli impegni per la rimozione entro il 2025.
Come nel primo catalogo, i sussidi sono suddivisi in due principali categorie: sussidi diretti (leggi di spesa) e indiretti (o spese fiscali). Sono stati inclusi anche i sussidi impliciti come parte dei sussidi indiretti, ossia sussidi che possono emergere dalla tassazione ordinaria a danno o favore dellambiente. A questi si accompagna una non ancora univoca definizione di Saf (Sussidio ambientalmente favorevole) o Sad (Sussidio ambientalmente dannoso): lidentificazione di questi due campi richiederebbe infatti la conoscenza di tutti gli impatti ambientali che derivano dai sussidi, informazione non ancora calcolabile nella sua interezza. Lobiettivo, dunque, fornire le informazioni utili tramite diverse metodologie per una rimozione dei Sad e ladozione e rafforzamento dei Saf.
Unimportante novit del 2018 costituita dalla nuova pubblicazione, da parte dellOcse, dellInventory of Support Measures for fossil fuels, ovvero una banca-dati aggiornata ogni due anni che tende a misurare il sostegno globale, sia dal lato del consumo che della produzione, dei sussidi ai combustibili fossili. Da questo punto di vista, sostiene La Camera, direttore generale per lo sviluppo sostenibile, per il danno ambientale e per i rapporti con lUe e gli organismi internazionali, i policy maker possono offrire, ispirati da Ocse e Ue, almeno cinque opzioni principali:
a) abbattere altre forme di fiscalit maggiormente distorsive del mercato e della produzione (ad esempio lavoro e imprese);
b) finanziare attivit ambientalmente rilevanti, a cominciare dalleco-innovazione;
c) finanziare altre attivit non-ambientali rilevanti ai fini dello sviluppo sostenibile (ad esempio scuole, ospedali, mobilit);
d) contribuire alla riduzione del debito pubblico accumulato;
e) finanziare la cooperazione ambientale internazionale (ad esempio clima e biodiversit) e gli SDGs;
f) un mix delle precedenti.
In conclusione, rispetto alla prima edizione del catalogo, sono stati introdotti nuovi temi, come: una prima ricognizione sui sussidi presenti nelle tariffe per servizi pubblici (bollette per energia elettrica, gas, acqua e rifiuti); il confronto con ministeri e autorit per approfondire le agevolazioni in materia di oneri generali di sistema per le imprese a forte consumo di energia; unestensione dellanalisi alla tariffa dei rifiuti e alle tariffe idriche sia a livello nazionale che regionale.
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