Il 18 agosto 2024 uno dei pilastri del Green Deal, la Nature Restoration Law (la Legge sul Ripristino della Natura), è ufficialmente entrata in vigore. La normativa aveva scatenato diverse controversie e un acceso dibattito politico, che aveva fatto registrare anche il voto contrario di 7 dei 27 Stati Membri Ue, tra cui l’Italia.

La Nature Restoration Law non punta solo a tutelare la biodiversità, ma anche a ripristinare la natura degli ecosistemi terrestri e marini danneggiati. In questo senso gli Stati membri dovranno adottare entro il 2030 misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri dell’UE ed il 20% di quelle marine entro il 2030 (la legge verrà estesa alla totalità degli ecosistemi che necessitano di ripristino, entro il 2050).

Secondo la Commissione UE la legge aiuterà a raggiungere entro il 2030 il ripristino di almeno 25.000 km di fiumi a flusso libero, migliorerà la biodiversità negli ecosistemi agricoli e in quelli forestali, fermerà il declino delle popolazioni di impollinatori e contribuirà alla piantumazione di almeno 3 miliardi di alberi a livello UE. Il tutto in coerenza con gli impegni internazionali sulla biodiversità previsti dal Quadro globale di Kunming-Montreal.

La prima bozza del regolamento aveva scatenato diverse polemiche, soprattutto da parte degli agricoltori, con il risultato che nella versione entrata in vigore il 18 agosto, cade la richiesta della Commissione di destinare il 10% dei terreni agricoli a interventi per la biodiversità.

Entro due anni gli Stati membri dovranno presentare a Bruxelles il Piano Nazionale di Ripristino, che dovrà includere le tempistiche per l’attuazione, le risorse finanziarie necessarie e i mezzi di finanziamento previsti, oltre ai benefici attesi, in particolare per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici. 

Per ogni approfondimento: Regolamento Ue sul Ripristino della Natura.