Una storia d’innovazione e impresa, di merito e sacrificio. L’avventura imprenditoriale di un giovane visionario che credeva nell’innovazione e nei giovani. È la storia di Mario Tchou, l’ingegnere italiano di origine cinese che riuscì in un’impresa straordinaria: la realizzazione del primo computer a transistor.
Un’impresa che stava sancendo il predominio della Olivetti e dell’Italia nel mondo IT e che fu interrotta dalla morte improvvisa di Mario Tchou, pochi mesi dopo la scomparsa di Adriano Olivetti.
Oggi può sembrare strano pensare che, se Mario Tchou fosse sopravvissuto all’incidente, la Silicon Valley sarebbe vicino ad Ivrea. Ma farlo può essere un esercizio utile per capire se, a sessant’anni dalla morte dell’ingegnere di Tchou, può partire da Milano un nuovo approccio al mondo IT, più umano e responsabile.
È da queste considerazioni che nasce l’idea di Altavia di esporre nei suoi spazi una ventina di tavole tratte dalla graphic novel di Ciaj Rocchi e Matteo Demonte “La macchina zero. Mario Tchou e il primo computer Olivetti” (Solferino) e di organizzare il 15 dicembre un incontro inaugurale (che segue l'iniziativa promossa lo scorso 9 novembre presso ADI Design Museum) dal titolo “Innovation for Humans, dalla Macchina Zero alla Artificial Intelligence, Come (e perché) oggi è necessario ripensare ad un approccio umano del mondo IT”.
Grazie alla mostra, aperta al pubblico dal 16 dicembre, sarà possibile ripercorrere la vicenda umana e professionale dello scienziato. Il suo legame con la Cina, la visione cosmopolita, l’intesa con un industriale illuminato come Olivetti, la sintonia con il team di Barbaricina, l’amore per la moglie Elisa e le figlie, la tragica fine e la dismissione del sogno di Adriano Olivetti saranno contemporaneamente raccontati anche dalle didascalie sonore realizzate da Radio Popolare, media partner dell’evento.
Non solo. Grazie alla preziosa collaborazione con il progetto “PIONIERI DELL’INFORMATICA – uomini e donne all’alba della rivoluzione digitale”, realizzato da Museo degli Strumenti per il Calcolo, Università di Pisa, Acquario della Memoria, CNR, a cura di Fabio Gadducci, Maurizio Gazzarri, Elisabetta Mori, Lorenzo Garzella, sarà possibile accedere anche ad una serie di video. Familiari, colleghi e amici che condivisero un’importante parte di vita con Mario, raccontano oggi quali fossero le scommesse e i sentimenti all’epoca.
A completare la mostra, visitabile fino alla fine di giugno, l’installazione di un altare degli antenati che racchiude l’intero archivio fotografico della famiglia Tchou/Wang, un’opera che prende spunto dalla tradizione cinese di venerare i propri avi come intermediari presso le forze celesti.
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