La conferenza preparata mediaticamente dal G20 di Roma, in cui il risultato più esplicito è stato che l’impegno di restare sotto i 2 gradi di riscaldamento rimaneva confermato ma non fissato entro il 2050 bensì “intorno alla metà del secolo”, è terminata. Vediamo in sintesi cosa è successo giorno per giorno grazie ai report del giornalista Antonio Cianciullo per Italy for Climate.
Primo giorno: sfilata dei leader, lancio di allarme di Draghi, Macron, Biden, Johnson. “Nell’orologio del disastro, siamo ad un minuto prima della mezzanotte”. Cina e Russia spostano la decarbonizzazione al 2060, l’India al 2070.
Secondo giorno: Bezos promette due miliardi di dollari per l’Africa, il Giappone promette dieci miliardi di dollari in 5 anni per l’Asia, più di 100 paesi si impegnano a ridurre del 30% le emissioni di metano entro il 2030, più di 100 paesi si impegnano a proteggere e ripristinare le foreste della Terra, Bolsonaro firma questo accordo e 30 multinazionali finanziarie ed assicurative sospendono ogni investimento che aggravi la deforestazione
Terzo giorno (dedicato alla finanza): il ministro inglese annuncia che le grandi imprese britanniche dal 2023 dovranno fornire piani dettagliati su come combattono il cambiamento climatico, Green Peace denuncia che le trenta principali compagnie assicurative a livello mondiale continuano a finanziare gas e petrolio, il think tank Influence Map aggiunge che su 600 fondi azionari classificati ESG per 265 miliardi di dollari di patrimonio netto, il 70% non è in linea con gli obiettivi climatici globali.
Quarto giorno: rispunta il nucleare come possibile opzione europea quando risulta, secondo il World Nuclear Industry Status report, che in termini di costo 1 kilowattora fotovoltaico costa 3,7 dollari, l’eolico 4 dollari, il nucleare 16,3 dollari ed in termini di tempo per la disponibilità di impianti di ultima generazione si andrebbe oltre la fatidica metà di secolo. Per il carbone, 40 paesi decidono di ridurlo per produrre elettricità, ma questo impegno non lo prendono Cina, India, Stati Uniti ed Australia. Per i sussidi dannosi all’ambiente 25 paesi, tra cui l’Italia, hanno deciso di smettere alla fine del 2022 (ancora circa 19 miliardi di euro da dare l’anno prossimo!!).
Quinto giorno: sessione dedicata ai giovani, ma i giovani che contano sono stati quei circa 200.000 nelle strade.
Sesto giorno: il tema della natura ha portato all’assunzione di impegni nel settore agricolo,160 soggetti hanno aderito ad una Global Agenda for Innovation in Agricolture stranamente non analizzata in modo integrale con la trasformazione alimentare. Altrettanto stranamente si dichiarano crediti di compensazione forestale per le emissioni di CO2 con pochi euro a tonnellata, quantificati con escamotage come valutare in un anno l’anidride carbonica catturata da un albero in mezzo secolo… incredibile!
Settimo giorno: è arrivato Obama ma non ha aggiunto alcunchè se non emozione. Che succederà nei prossimi giorni? Ci si augura una sintesi che non sia solo di attenzione competitiva di uno stato verso l’altro; ci si augura che il fatto che esista l’ONU porti ad un impegno comune, ma occorre che uno spirito pervada tutti: più che una decisione razionale, cerchiamo tutti di aiutare!
Ottavo giorno: nell’ambito del programma per la salute, 50 paesi si sono impegnati a sviluppare sistemi sanitari resistenti al clima e a basse emissioni di carbonio.
Nono giorno: è arrivata la prima bozza del documento conclusivo, sette pagine in stile ONU, in cui si dichiara che “le attività umane hanno determinato già una crescita della temperatura di 1,1 gradi e contenere il riscaldamento a +1,5 gradi al 2100 (!) richiede una riduzione dei gas serra del 45% entro il 2030 verso il 2010, per arrivare allo zero netto intorno alla metà del secolo (Cina, Russia, Arabia saudita parlano del 2060 e l’India parla del 2070), inoltre i paesi sono invitati ad accelerare l’eliminazione graduale del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili”.
Decimo giorno: Washington e Pechino dichiarano che occorre agire per fermare l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi e annunciano un loro gruppo di lavoro per trovare le soluzioni. Papa Francesco esorta dall’Angelus e con una lettera agli scozzesi e l’impressione è che si muoveranno di più i privati e le amministrazioni locali, ma l’Italia, che è avanti in queste rilevazioni, denuncia che solo due regioni hanno calato le emissioni in linea con gli obiettivi UE (Lazio e Liguria).
Undicesimo giorno: il testo definitivo non parla più di eliminazione dei sussidi, ma di rallentamento nei sussidi inefficienti ai combustibili fossili. Questo è il Glasgow Climate Pact.
IN MEZZO AL GUADO in 190 su UNA ZATTERA
La conferenza di Glasgow, a conduzione inglese e italiana, si è conclusa all’undicesimo giorno, 24 ore dopo la scadenza prevista.
Il risultato principale è che l’obiettivo è stato ribadito e definito nel mantenere il riscaldamento del pianeta rispetto all’era pre-industriale entro 1,5 gradi. Si mette enfasi su questo obiettivo e si dice che Parigi 2015 aveva definito l’arena in cui questa partita si giocava, ma Glasgow ha fissato le regole.
Frasi di una retorica abile, ma pur sempre retorica: oggi nel 2021 si sa che il surriscaldamento prospetta di arrivare ad oltre i 3 gradi di aumento e allora??
In termini di tempi a cui arrivare all’obiettivo non c’è uniformità, per alcuni paesi il 2050, per altri il 2060, per altri ancora il 2070.
In termini di finanziamento annuo ai paesi emergenti, la promessa dei 100 miliardi di dollari dai paesi sviluppati fatta nel 2015 non è ancora rispettata.
In termini di riforestazione, si fanno affermazioni ma non ci sono riscontri oggettivi.
In termini di emissioni dal metano, si parla di riduzioni del 30%.
In termini di energie rinnovabili, si discute l’inserimento del nucleare.
In termini di sussidi ai fossili dannosi all’ambiente, si parla di iniziare a ridurli dal 2022, ma non ad eliminarli.
In termini di eliminazione del carbone, i grandi produttori andranno avanti ad aprire nuove miniere.
In termini di emissioni di CO2, si parla di un obiettivo importante conseguito per un taglio del 45% rispetto al 2010 entro il 2030, quando la UE ha già programmato il 55% e oggi nel 2021 abbiamo un +13,7%!!
Insomma la metafora di essere in mezzo al guado quando giorni fa si leggevano le ipotesi più determinate sia dei paesi più esposti che della UE e quelle più difensive dei paesi produttori dei fossili, USA e Cina, si è concretizzata nell’immagine di un compromesso, reso possibile da un’intesa politica, di per sè positiva tra USA e CINA, per ricominciare a parlarne.
Il compromesso fa proprio venire in mente che i 190 paesi nella corrente del fiume che stanno cercando di attraversare per andare dal vecchio mondo insostenibile al nuovo mondo sostenibile, non abbiano la forza di fare una catena umana per arrivare all’altra riva e allora afferrano dei legni, li mettono insieme, ne fanno una zattera, ci salgono e seguono la corrente, convinti di trovare da lì a poco un momento di calma per guadagnare l’altra riva. Ma...
C’è un “ma”: la corrente si sa dove porta e forse ad un certo punto anziché l’acqua calma troveremo uno strapiombo ed una grande CASCATA. Allora forse già da adesso dobbiamo trovare dei coraggiosi che dalla zattera con una fune si buttano in acqua e nuotano all’altra riva per legare ad un albero la fune e tirare alla stessa riva tutti gli altri. Forse è questo che i 27 della UE devono fare per il bene di tutti.
Cerchiamo anche noi di dare una mano.
Emanuele Plata, Consigliere PLEF
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