Riportiamo l'interessante intervista realizzata dal nostro socio GS1 Italy al Prof. Fabio Iraldo, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sul progetto “Sostenibilità nelle categorie di prodotto”, che mira a porre un approccio scientifico al centro del dialogo tra Industria, Distribuzione e Consumatore.
D: Nell’ambito del progetto sostenibilità nelle categorie di GS1 Italy, con i consulenti di Ergo, spin-off della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, avete utilizzato la metodologia LCA per analizzare e misurare l’impatto ambientale di 29 categorie merceologiche del largo consumo alimentare e non alimentare, quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato e come le avete superate?
R: La principale difficoltà è stata trovare una sintesi tra la varietà di prodotti coesistente anche all’interno della stessa categoria merceologica. In alcuni casi abbiamo costruito dei prodotti rappresentativi che racchiudessero proporzionalmente le caratteristiche medie dell’offerta di mercato.
D: Come avete selezionato le categorie di prodotto da analizzare e quali sono state le maggiori criticità emerse dagli studi LCA?
R: Abbiamo sviluppato l’analisi sulle categorie per le quali è disponibile una robusta base di dati (dati aziendali, studi di settore, studi della Commissione europea, ecc.). Il perimetro di ogni categoria è stato facilmente delimitato anche grazie al patrimonio di informazioni di GS1 Italy e di ECR Italia e al contributo delle aziende partecipanti al progetto.
Le aree di maggior impatto ambientale delle categorie food sono risultate le materie prime, che incidono sull’LCA complessivo del prodotto mediamente per oltre il 50%, seguite da packaging, logistica distributiva e, per i prodotti che implicano una preparazione prima del consumo, dalla fase di utilizzo. La trasformazione industriale pesa mediamente solo il 17%.
Per il non food pesano le materie prime, per i processi estrattivi che implica il loro approvvigionamento, il fine vita e la fase di utilizzo, durante la quale l’uso ripetuto del prodotto genera un impatto ambientale cumulativo significativo.
D: Per ciascuno dei prodotti più rappresentativi di ogni categoria avete anche proposto delle soluzioni migliorative per ridurre l’impatto delle fasi più critiche del ciclo di vita: ci può fare alcuni esempi?
R: Come abbiamo detto, le materie prime sono un fattore molto rilevante per la maggior parte delle categorie merceologiche. Nella filiera delle carni, ad esempio, la sostituzione del mangime convenzionale con uno biologico, usando anche il letame come concime naturale per i terreni dove si producono le commodity, porterebbe a una riduzione dell’impronta carbonica del prodotto del 36%. L’impatto del packaging, che varia dal 10% al 50%, può essere significativamente abbassato con la sostituzione delle materie prime vergini con una percentuale dello stesso materiale riciclato oppure introducendo sistemi di refill. Nei soft drink la sostituzione dell’utilizzo singolo della bottiglia di vetro con un sistema di riuso porterebbe a un impatto ambientale del prodotto inferiore di oltre il 30% fino a -50%.
D: Quali sono le sfide che le aziende dell’agroalimentare dovranno affrontare nell’ambito della sostenibilità?
R: Dal punto di vista delle tematiche ambientali le due sfide principali sono la tutela della biodiversità e l’uso e la disponibilità delle risorse idriche. Allo stesso tempo le aziende devono rapidamente adattarsi al cambiamento climatico per difendere il proprio reddito, su questo il settore alimentare deve fare un ragionamento prospettico di una decina d’anni. Invece la sfida più immediata per restare competitivi è quella di adottare un’efficace comunicazione verso il consumatore per convincerlo, senza incorrere nel greenwashing, a modificare le proprie abitudini di consumo a favore di prodotti con un impatto ambientale minore.
D: Nel progetto Sostenibilità nelle categorie di prodotto vengono date diverse soluzioni di miglioramento. Gli altri strumenti sviluppati da GS1 Italy, alcuni in collaborazione con Ergo e la Sant’Anna, possono supportare le aziende nello sviluppo di queste soluzioni?
R: Strumenti come Ecologistico2 (sviluppato con GreenRouter) e come Circol-UP possono stimolare lo sviluppo di ulteriori idee. Il primo è un tool che consente di misurare e ridurre l’impatto climatico della logistica, mentre Circol-UP è uno strumento di check up finalizzato ad aumentare il livello di circolarità aziendale, riducendo, di conseguenza, l’impatto ambientale. In entrambi i casi nelle linee guida vengono raccolte anche numerose case history da cui trarre esempio.
Per maggiori informazioni: Punti critici e azioni di miglioramento lungo il ciclo di vita del prodotto | Tendenze online
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